In seguito alle segnalazioni, pervenute da diverse zone della locride, di danni su giovani germogli di vite causati dall’Acaro Eriofide Colomerus vitis (Pagenst.), pubblichiamo una scheda sintetica, disponibile anche in formato PDF, riguardante gli Acari ed in particolare l’agente causale dell’erinosi della vite.
Generalità sugli Acari
Gli acari costituiscono un Ordine della Classe degli Aracnidi. Si conoscono alcune migliaia di specie alcune delle quali di rilevante interesse agrario: acari fitofagi, acari delle derrate alimentari, acari predatori ed infine acari parassiti di animali. Ultimamente la presenza degli acari fitofagi ha assunto notevole interesse nella economia agricola per i gravi danni cui è causa. Il grande proliferare di questi fitofagi è in parte da imputarsi a tecniche agrarie il cui principale obiettivo quasi mai si coniuga con i principi di salvaguardia degli equilibri naturali: la monocoltura, il diserbo, la lotta chimica agli insetti, l’eliminazione delle siepi e delle bordure (zone di rifugio di molti predatori e nemici naturali); infatti è proprio laddove i nemici naturali sono assenti o non sufficienti, che gli acari proliferano determinando danno alle colture.
Danni causati sui vegetali
Gli acari fitofagi si nutrono dei succhi cellulari che riescono a trarre dagli organi erbacei e dai frutti; di norma infliggono lo stiletto e iniettano un liquido fluidificante che consente lo svuotamento dei contenuti cellulari. La pianta presenta marcati ingiallimenti, gli organi erbacei manifestano evidenti sfumature bronzee e caratteristiche argentature; nel caso di punture di Acari Eriofidi che iniettano sostanze provocanti ipertrofie, si nota la comparsa di galle. Il danno che ne consegue in funzione del grado di infestazione, può avere pesanti ripercussioni sulla produttività delle coltivazioni. Tra gli acari fitofagi si ricordano i Tetranichidi, i Tenuipalpidi, i Tarsonemidi e gli Eriofidi.
Fam. Eriofidi
Gli Eriofidi sono gli acari maggiormente specializzati nel parassitismo delle piante; la struttura del corpo del corpo è allungata, quasi vermiforme, con la parte posteriore che presenta fitte pieghe anulari. Le zampe sono ridotte a due paia e consentono un movimento lento e difficoltoso; vivono di preferenza su piante a lungo ciclo. I cheliceri sono differenziati in un apparato pungente succhiante stiliforme. Nell’arco dell’anno possono comparire due tipi di femmine: primaverili-estive ed autunnali (destinate allo svernamento).
I danni provocati dagli eriofidi possono essere:
- deformazioni ipertrofiche localizzate delle cellule colpite (erinosi della Vite o del Pero) oppure deformazioni totali dell’organo, accompagnato da alterazioni del colore;
- deformazioni profonde dell’organo che viene trasformato in una vera galla in cui vivono gli Acari pseudoendofiti.
ERINOSI DELLA VITE
Colomerus vitis (Pagenst.) | Classe Aracnidi Ordine Acari Famiglia Eriofidi |
Il Colomerus vitis è l’Acaro eriofide ampelofago (attacca esclusivamente la vite), più conosciuto, diffuso su tutto il territorio nazionale, non provoca danni seri alla coltura tranne in casi molto rari. Gli adulti si presentano vermiformi con una lunghezza intorno a 0,15-0,2 mm e dal colore bianco giallastro molto chiaro.
Biologia
L’eriofide trascorre l’inverno allo stadio adulto, sotto le perule delle gemme basali o nelle anfrattuosità della corteccia, nella zona di inserzione dei tralci. A inizio primavera si spostano sui giovani germogli provocando i primi danni sulle foglie appena spuntate (in genere sono interessate le prime due o tre foglie alla base del tralcio). Da fine maggio iniziano a migrare dalla base all’apice del tralcio alla ricerca di giovani foglie su cui continuare lo sviluppo e riprodursi (fino a 6-7 generazioni all’anno). Da agosto fino ad ottobre-novembre inizia la migrazione dagli apici alla base dei tralci per raggiungere i ripari invernali.
Danni
I primi danni compaiono talvolta già a primavera sulle giovani foglie, dove si creano delle bollosità convesse verso la pagina superiore che interessano aree più o meno estese della foglia ma delimitate dalle nervature; nella pagina inferiore, in corrispondenza delle bolle, vi è un incavo al cui interno si trovano dei peli ipertrofici che formano una fitta tomentosità, inizialmente di colore chiaro che poi vira al brunastro con il progredire del disseccamento. Questa area feltrosa, dovuta alla patologica ipertrofia dei peli fogliari, offre riparo al fitofago fino al compimento del ciclo biologico. Le foglie colpite riducono la loro capacità fotosintetica determinando delle difficoltà nutritive per la pianta che nei casi gravi si ripercuotono negativamente sulla fruttificazione. In caso di forti infestazioni vengono interessati anche i germogli che presentano vistose ipertrofie e deformazioni ed è possibile anche un arresto del loro sviluppo, con emissione di nuovi germogli dalle gemme laterali. Anche i grappolini (nelle prime fasi di sviluppo) possono venire colpiti, sviluppando dapprima deformazioni e tomentosità e successivamente disseccano provocando la perdita di interi grappoli o parti di essi.
Interventi agronomici
I trattamenti fungini antioidici effettuati con Zolfo (specialmente se ventilato), agendo allo stato gassoso, hanno azione collaterale nei confronti degli Eriofidi determinando asfissia e sono normalmente sufficienti per il loro contenimento. Si ricorda inoltre che gli Eriofidi sono ben controllati da nemici naturali, quali gli acari predatori della famiglia degli Stigmeidi.
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A cura di Saverio Zavaglia – ARSAC Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese
Per ulteriori informazioni contattare il tecnico ARSAC: saverio.zavaglia@arsac.calabria.it
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