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AGRIVOLTAICO – AGRICOLTURA  ED ECOLOGIA

LA SFIDA DI  AUMENTARE LA REDDITIVITA’ DEL SUOLO ED INCENTIVARE LA DECARBONIZZAZIONE

Dr Domenico SOLANO – Divulgatore Arsac-Calabria

In diverse nazioni europee si sta espandendo sempre più uno scenario innovativo, in cui le superfici agricole vengono investite alla consociazione produttiva di energia elettrica e colture agrarie.

Si afferma così un’inversione di tendenza rispetto alla secolare erosione antropica delle superfici agricole più produttive, di pianura e meglio collegate, sottratte al settore primario per dare spazio a strutture ed infrastrutture di vario genere – strade, ferrovie, aeroporti, aree industriali, aggregati urbani, impianti sportivi, impianti fotovoltaici a terra, strutture di logistica, centri commerciali et etc. In pratica, si recuperano all’utilizzazione ed alla produzione agricola i terreni sottostanti ai parchi fotovoltaici determinando una doppia produttività, agricola ed energetica. I moduli fotovoltaici sono elevati da terra, possono essere sia fissi che mobili – roteanti per inseguimento solare – ed il loro funzionamento è continuamente monitorato per verificarne l’impatto sulle colture sottostanti, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse colture, la continuità delle attività delle aziende agricole interessate.

Il supporto normativo e finanziario di questo innovativo approccio all’utilizzazione dei suoli agricoli è dato dal regime di aiuti, approvato dalla Commissione Europea il 10 Novembre u.s., con il quale si finanziano 1,7 miliardi di euro gli investimenti per la realizzazione di impianti “agrivoltaici” in Italia.

A livello nazionale il supporto normativo è dato dal Decreto Ministeriale 436 del 22.12.2023 entrato in vigore il 14.02.2024.

La misura rientra nella strategia italiana per aumentare la quota di energia derivante da fonti rinnovabili, ridurre l’emissione di gas serra, incrementare l’autoapprovvigionamento energetico, in linea con gli obiettivi strategici dell’Unione Europea relativi al “green deal”.

L’intervento sarà finanziato anche attraverso il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) durerà fino al 31.12.2024 è si prefigge il raggiungimento di una capacità agrivoltaica di 1300 GWh/anno (1 GW = 1.000.000.000 W).

Il contributo in favore degli agricoltori si articola in due modalità:

  • Contributo in conto capitale sull’investimento, a copertura fino al 40% dell’investimento ammissibile, per un budget totale di 1,1 miliardi di euro;
  • Rimborsi per compensare l’eventuale differenza tra i prezzi dell’energia e le tariffe incentivanti prestabilite, secondo il meccanismo dei CFD (contratti bidirezionali per differenza), per un periodo di 20 anni. Il budget complessivo per sostenere le tariffe incentivanti è di 560 milioni di euro.

I progetti da finanziare saranno selezionati anche in base all’autosostenibilità, ossia alla tariffa d’incentivazione più bassa necessaria a consentirne l’equilibrio funzionale, e dovranno essere operativi entro il 30 giugno 2026.

I soggetti beneficiari sono gli imprenditori agricoli singoli o associati, le società ed i consorzi agricoli, nonché le associazioni temporanee d’imprese che includano almeno uno dei soggetti beneficiari. Tra i soggetti a cui non è consentito accedere agli incentivi vi sono le imprese per le quali penda un ordine di recupero per decisione della Commissione Europea e i soggetti esonerati dalla tenuta della contabilità IVA, aventi un volume d’affari annuo inferiore a 7.000,00 €. Le caratteristiche tecniche degli impianti sono funzionali a consentire la contestuale utilizzazione agricola del suolo. L’altezza minima dei moduli è di 130 cm nel caso di attività zootecnica e/o nel caso di moduli verticali fissi mentre è di 210 cm nel caso di attività colturale. La superficie direttamente interessata alla produzione agricola non può essere inferiore al 70% della superficie complessiva interessata dall’impianto agrivoltaico.

LO STATO DELL’ARTE IN ITALIA

Le imprese avanguardistiche e gli istituti sperimentali hanno precorso i tempi e ci mettono già in condizioni di poter effettuare le prime valutazioni su casi di concreta realizzazione di impianti agrivoltaici. Infatti, a partire dal 2011 sia in Italia che in Europa c’è stato un susseguirsi di impianti oggettivamente definibili agrivoltaici.

  • Azienda SVOLTA – Solare VOLtaico Agricoltura-Ambiente – operante in Puglia nel comune di Laterza (Ta). Imprenditore Nicola MELE, dal 2019, col supporto le Università di Verona e di Bari, procede alla comparazione tra coltura tradizionale e coltura in agrivoltaico del vigneto, e ravvisa 1°) un aumento della produttività sia ad ettaro che a pianta; 2°) consistente risparmio idrico; 3°) microclima più favorevole alla coltura.
  • Fattoria  solare  LA  PETROSA  –  operante  in  Calabria  nel  comune  di Castrovillari (CS) Progetto sviluppato su 35 ettari, ha impianti fotovoltaici da 15 MWp,  e prevede il miglioramento fondiario del terreno tramite l’implementazione di un piano agronomico per la coltivazione di piante officinali, ottimali per la sopravvivenza e permanenza in loco degli insetti che trasportano il polline da un fiore all’altro permettendo l’impollinazione – insetti pronubi.
  • In fase di sviluppo c’è anche il progetto in Sardegna, in provincia di Oristano, da 200 ettari e circa 100 MWp che si innesta in un territorio a forte vocazione ovina e prevede l’allevamento innovativo biologico con completamento della filiera agroalimentare. Il progetto è in fase d’attuazione e già dà indicazioni utili testimoniando che la convivenza tra biologia e tecnologia è possibile e favorisce gli animali sotto diversi aspetti: a) l’ombreggiamento creato dagli impianti fotovoltaici mitiga il clima fornendo ombra e ristoro; b) è efficace per tesaurizzare l’acqua, aumentare e migliorare le condizioni colturali per la produzione di foraggi.
  • Il parco agrivoltaico più grande d’Italia si trova in Sicilia a Mazzara del Vallo  è  realizzato  da  Engie  e  Amazon,  si  estende  su  una  superficie corrispondente a 161 campi di calcio e sviluppa 66 MW di energia. L’impianto è dotato di una tecnologia di ultima generazione: pannelli solari bifacciali montati su inseguitori monoassiali che consentono di catturare anche la luce riflessa dai terreni circostanti, incrementando così la produzione complessiva di energia. L’uso di pannelli solari bifacciali e di inseguitori minimizza l’area necessaria per l’impianto fotovoltaico e massimizza   l’efficacia   per   la   destinazione   agricola,   riservata   alla produzione  di  colture  foraggere,  viti,  lavanda  e  piante  aromatiche  e officinali.
  • GREENHAUSE  –  la  prima  società  consortile  nel  mondo  del  lavoro fotovoltaico in Italia)
  • LAO GREENHAUSE – Impianto realizzato nel 2011, sulla costa tirrenica calabrese, per la produzione di cedri e limoni in agrivoltaico; SIBARYS GREENHAUSE impianto realizzato nella costa jonica calabrese (comuni di Cassano e Villapiana) per la produzione di limoni. Ulteriori progetti in corso di realizzazione in Umbria – UMBRIA GREENHAUSE – ed in Sardegna SARDINIA GREENHAUSE

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  • Tenuta Bagnoli, in Veneto, provincia di Padova dove si realizza la combinazione di energie rinnovabili biogas e agrivoltaico. L’imprenditore Giovanni MUSINI ha investito nella realizzazione di un impianto agrivoltaico con tracker ad inseguimento in posizione sempre verticale, aumentando del 30% la produzione elettrica, rispetto agli impianti fissi.

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In riferimento alla produzione agricola si è puntato a dare ospitalità alle mandrie in transumanza per un determinato periodo. Si è riscontrato che grazie all’ombreggiamento si realizza una mitigazione climatica che da confort agli ovini e favorisce l’aumento di produzione erbosa.

Le esperienze fatte in Italia ed in Europa convergono tutte sulla concreta fattibilità dell’agrivoltaico e cioè che sia possibile investire rilevanti quantità si superficie  agraria  per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile senza depauperare la produttività agricola del suolo. Infatti, le risultanze delle esperienze fatte ci consentono di sostenere che, sia negli arboreti che nelle produzioni orticola e foraggera, si hanno evidenti sinergie nella coesistenza su una stessa superficie di impianti fotovoltaici e colture agrarie.

Rimane tutta da indagare quale sia, ai fini ecologici e produttivi, la combinazione migliore tra:

  • le diverse tipologie di pannelli fotovoltaici;
  •  le diverse tecnologie di installazione e di funzionamento degli stessi;
  • le tante colture agrarie che potenzialmente possono essere utilizzate in impianti agrivoltaici;

per ottimizzare gli aspetti ecologici, economici e produttivi degli impianti.

Agli istituti di ricerca ed a quanti operano nel campo della sperimentazione è demandato il compito di individuare le colture che più si avvantaggiano dell’agrivoltaico, l’ottimale tecnologia di installazione (fissa, con tracker ad inseguimento, a pannelli continui o alternati, il rapporto tra superficie dei pannelli e superficie agricola etc etc), la più rispondente tipologia dei pannelli (rigidi o flessibili, completamente opachi o parzialmente permeabili alla luce, a faccia doppia o semplice etc etc). Variabili importantissime per l’economicità e la funzionalità dell’agrivoltaico e che, a stretto giro, dovranno essere messe a punto in modo da poter fornire agli imprenditori le indicazioni e gli orientamenti più rispondenti alle specificità del contesto in cui operano.

 

Riferimenti bibliografici

–     Andrea BALLOCCHI – Agrivoltaico e sostenibilità: in Puglia si fa storia e si crea comunità  – 28.02.2023

–     Guidasicilia – 29.05.2023

–     Barbara RIGHINI – AgroNotizie – 22.09.2023

–     Matteo GRITTANI – Repubblica 16.12.2021

–     Economiacircolare 05.07.2022

–     Enelgreenpower 23.12.2022

–     Infobuildenergia 28.02.2023

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Publicato da Arsac Ufficio Marketing Territoriale

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