Lotta ai nematodi del terreno nella coltura del pomodoro tramite consociazione con piante biocide in serra
La prova ha lo scopo di saggiare l’influenza di tre specie di piante namatocide sui nematodi galligeni del pomodoro in serra in modo da diminuire o eliminare l’utilizzo di sostanze chimiche.
Lo studio rappresenta la continuazione di un lavoro iniziato nel 2016. I nematodi galligeni sono una delle principali avversità nella coltivazione del pomodoro in serra, limitando sensibilmente la formazione dell’apparato radicale, alterando così l’assorbimento dell’acqua e degli elementi nutritivi. Le piante nematocide producono essudati radicali tossici nei confronti di numerose specie di nematodi di colture agrarie: questi svolgono un’azione schermante ostacolando, con i propri essudati, la percezione di quelli delle piante ospiti da parte dei nematodi stessi.
Le piantine di pomodoro sono state messe a dimora nel mese di settembre 2017.
Le specie nematocide utilizzate in consociazione con il pomodoro sono rucola, tagete e nasturzio.
Il numero di parcelle sperimentali costituite sono state quattro, una per ciascuna delle tre specie sopra indicate, mentre la quarta è quella del testimone, cioè impiantata solo con pomodoro.
L’intera prova si è estesa su una superficie totale di mq 180.
La prima operazione colturale è stata la vangatura del terreno, seguita dalla fresatura. Successivamente sono stati aperti dei solchi su cui è stato posizionate del letame bovino maturo, in modo da localizzarlo in prossimità degli apparati radicali. Su ciascun filare, come impianto d’irrigazione, sono state stese tre manichette in modo da poter irrigare e concimare (fertirrigazione) pomodori e piante biocide.
Dopo aver messo a dimora le piantine le operazioni colturali successive hanno riguardato la zappettatura per eliminare le erbe infestanti, la legatura del pomodoro ai sostegni, i trattamenti antiparassitari.
Dal punto di vista produttivo i risultati nelle diverse tesi sono state simili: la prova con il tagete è quella che ha fornito i risultati migliori (27%), seguito dal nasturzio (26%) e dalla rucola (24%). La prova col testimone, è quella che ha prodotto di meno (23%). Il calibro dei frutti è stato maggiore nella prova con il testimone e nasturzio, seguite da rucola e tagete.
Per quanto riguarda l’attacco dei nematodi alle radici, si è fatta una stima visiva, attribuendo un punteggio da 0 a 10, in base all’intensità dell’attacco (attacco assente 0 attacco massimo 10).
I dati confermano quelli avuti nel 2017. Il testimone ha subito il maggior attacco (8), seguito da rucola (5), tagete (4) e nasturzio (2). Nella tesi testimone le radici sono corte e ingrossate, mentre quella con il nasturzio (tesi migliore) l’apparato radicaale risulta essere fascicolato ed espanso.
Confronto tra radici delle varie tesi
Come si vede dalle foto il testimone è quello che ha subito il maggiore attacco. Invece il nasturzio è quello meno infetto, seguito dal tagete e rucola.
Scalise A., Scalzi T.
Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese – CSD di Cropani Marina – Catanzaro